Dritti, a zampa d’elefante, mom, a sigaretta e skinny: tra i modelli c’è da perdersi.
Dal 1873 a oggi i jeans hanno scritto la storia della moda, affermando l’identità sociale, artistica e politica di chi li indossa.
Mentre il prezzo per il consumatore si è fatto via via più basso – complice il circuito del fast fashion – quello per l’ambiente non ha fatto che impennarsi costituendo di fatto una minaccia per il pianeta.
Piccolo excursus sul denim
Si stima che ogni anno il 35% del cotone mondiale venga destinato alla produzione del denim. Perché il raccolto sia abbondante, l’industria ricorre a pesticidi, sostanze chimiche e tonnellate d’acqua.
Ma non è tutto: una volta radunato da lavoratori molto spesso minorenni e scarsamente retribuiti, il cotone subisce un particolare processo di colorazione con pigmento, metalli pesanti e sostanze chimiche.
Nelle zone del mondo in cui hanno luogo tali procedure mancano gli strumenti per poter smaltire correttamente il cocktail tossico, motivo per cui talvolta si finisce per riversare il tutto nei corsi d’acqua locali.
Si taglia e si cuce, poi si sbianca con del permanganato di potassio (PP) e pietra pomice, quindi si sabbia. Ed è proprio la sabbiatura con silice a costituire l’ennesimo rischio per i lavoratori poiché è causa di forme acute di silicosi, una malattia polmonare mortale.
Ma l’alternativa c’è, ed è anche bella

Grazie alle indagini, all’attivismo e ai documentari che negli ultimi anni hanno fatto luce sul tema, alcune aziende hanno ripensato l’intera filiera della propria produzione e diverse altre sono nate con un obiettivo ben più nobile.
Contenere gli sprechi, bandire le sostanze tossiche, scegliere prodotti naturali e tecnologie all’avanguardia sono solo le basi di un’industria del denim etica e sostenibile che può rivoluzionare la nostra idea di jeans.
In collaborazione con Reduce, oggi voglio raccontarvi la storia di un’azienda che si impegna a ridurre il proprio impatto confezionando capi speciali, comodi e anche molto belli.
La storia di Reduce

La storia di Reduce è quella di Franco: fondatore del brand con un importante trascorso nella moda.
Dopo aver creato numerose collezioni per marchi internazionali vendute in tutto il mondo, egli ha sfruttato la sua esperienza per migliorare il futuro del denim, la sua grande passione.
Da una sede produttiva tutta italiana e dall’amore per l’ambiente nasce Reduce: jeans e top eco-sostenibili, certificati GOTS e BCI.
La filiera di Reduce

I tessuti provengono dal leader italiano del denim Candiani e sfruttano la tecnologia brevettata Kitotex® e Save The Water® per ridurre il consumo d’acqua del 50%, di prodotti chimici del 70% e di energia (CO2) del 30%.
Reduce confeziona i propri jeans utilizzando filati riciclati e certificati provenienti da plastica recuperata per le cuciture, oltre a speciali lampo NATULON® YKK ottenute dal riciclo di bottiglie Pet, vecchie fibre e altri residui di poliestere.
Alle borchie e ai rivetti in metallo Reduce preferisce materiali naturali al 100% come i bottoni di Corozo realizzati con il seme della pianta di Tagua proveniente dalla foresta pluviale in Ecuador, Perù, Colombia e Panama.
Poiché i semi della pianta di Tagua sono pronti per essere lavorati solo dopo che i frutti sono caduti dall’albero, questo è un ottimo modo per prevenire la deforestazione e garantire sostentamento ai produttori locali.
Le etichette, i cartellini e gli imballaggi sono infine realizzati in materiale compostabile e biodegradabile per garantire che i capi siano facilmente riciclabili a fine vita.
Who made my jeans?

Per la sua produzione, Reduce si avvale del supporto di piccole fabbriche a conduzione familiare in cui i salari medi sono superiori al minimo governativo italiano e le condizioni di lavoro sono eccellenti.
I supervisori di produzione visitano e ispezionano quotidianamente le sartorie per garantire il rispetto degli standard di qualità e tutta la produzione avviene in Italia.
I miei jeans Reduce

Prodotti in piccoli lotti per scongiurare gli sprechi, i jeans Reduce sono composti da 97% Cotone e 3% Stretch per garantire un eccellente grado di recupero e conservare la forma originale prima e dopo il lavaggio.
Nello specifico, ho avuto l’occasione di testare il modello a vita alta con vestibilità Slim Fit e cinque tasche, nella taglia S (equivalente alla 42 italiana) e nel lavaggio medio.
Fin dal primo utilizzo i jeans avvolgono comodamente le forme del corpo senza costringere ma assicurando la robustezza di un denim di qualità.
Le cuciture sono salde e minuziosamente curate, così come i bottoni e la cerniera. Niente ha ceduto: lo dico da essere umano indisciplinato che si siede sempre male con orgoglio: a gambe incrociate, una gamba su e una giù, in ginocchio.
Il peso è perfetto – né poco né troppo robusto – e lo trovo adatto per l’inverno e le mezze stagioni.
Nonostante io non sia una maga del bucato, non ho constatato scolorimenti dovuti al lavaggio o eventuali trasferimenti di colore.
Il modello in foto ha un prezzo di € 189 ma è attualmente in saldo a € 149 e le taglie vanno dalla XS alla XL.
In conclusione
La mia esperienza con Reduce è stata più che positiva: il denim è un capo immancabile nel mio guardaroba e l’idea di inquinare mi ha sempre resa schiava del senso di colpa.
Se aver scoperto una realtà così bella mi ha riempito il cuore, poterne parlare insieme a voi lo ha fatto ancor di più. Spero con le mie parole di aver dato valore alle alternative etiche di un elemento che non dovrebbe mancare mai: il jeans.
Volete vedere come calza il modello che ho scelto? Vi aspetto sulle pagine Facebook e Instagram di Cogito Ergo Bio con una reel che ho girato per voi!
Per qualsiasi domanda o commento vi aspetto qui sotto.
Vi abbraccio,
Ciao! Bellissimo articolo, sono super contenta di aver conosciuto questo brand. I jeans non possono mancare mai, quindi penserò ad un nuovo acquisto! Baci
Autore
Ciao Stefi, ti ringrazio moltissimo!
Anche per me i jeans sono un capo immancabile nel guardaroba e questi di Reduce sono belli, comodi ed ecologici.
Sono felice di averne parlato,
Ti abbraccio. ❤️